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Lumix LX3: Cuore di Leica

12/8/2020

2 Commenti

 
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Poche fotocamere digitali mi hanno realmente stupito. Una di queste fu - e chi mi conosce lo sa bene - la Leica M8. Ad un certo punto sono passato all'analogico abbandonando definitivamente il digitale perché ero alla ricerca di una essenzialità che oramai la tecnologia aveva frantumato in campo fotografico. Poi sono tornato al digitale, perché oggigiorno anche se vuoi scattare a pellicola devi scontrarti con la scansione del negativo se vuoi che le tue fotografie siano visibili nel web, e questo significa ore tra scanner e pc. Tuttavia, dopo aver scattato per anni con una Leica M3, il celebre marchio aveva lasciato qualcosa nel mio cuore. Non si trattava di qualcosa di puramente feticistico, ma era legato principalmente alla qualità delle ottiche e al loro carattere. 
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Leica ha veramente qualcosa di magico. Ma nel frattempo, dopo anni di analogico, non avevo voglia di gingilli iper tecnologici, di macchinette tutte megapixel e iso, cose che ho sempre cercato di evitare come la peste. 10 megapixel sono ottimi per tutto e offrono file leggeri, e con 1600 iso posso scattare in qualsiasi situazione di luce. Tutto il resto è per chi non sa fotografare a luce ambiente e pensa che "alzare gli iso" significhi saper scattare senza flash. Leggiucchiando qualche articolo preso qua e là di fotografi più o meno interessanti, scopro il fascino delle compatte e i vantaggi di avere un sensore piccolo. L'ultima fotocamera analogica da me utilizzata dopo la M3 fu la mitica Olympus XA2, con la sua superba ottica Zuiko. Tutta automatica, non ti dovevi preoccupare di niente, impostavi solo la modalità di messa a fuoco (qualcosa come "vicino, lontano, panoramico") ed eri pronto a scattare. Mi sono messo a cercare questo in una compatta digitale. 
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Mi sono imbattuto nelle celebri Ricoh GR, le macchinette più sopravvalutate della storia della fotografia che devono la loro fama esclusivamente a Daido Moriyama, un fotografo che come marchio di fabbrica torturava la qualità della pellicola per tirarne fuori il carattere più trasgressivo e drammatico. Il nostro ben più innovativo, geniale e poetico Mario Giacomelli faceva la medesima cosa molto meglio e da molto prima, solo che utilizzava una macchina Kobell ;-) La Ricoh ha saputo navigare l'onda ed è da 30 anni che sforna macchine praticamente tutte uguali. Il bello è che Moriyama ha utilizzato le Ricoh GR per poco tempo e ben 30 anni dopo aver sfornato i suoi capolavori visionari, per poi abbandonarle definitivamente quando sono approdate al digitale. Non che siano male le Ricoh, ma la loro fama è legata più al marketing che alla qualità effettiva. Sono passato per la milionesima volta tra le braccia di Mamma Fuji, e con la sua Fujifilm XF10 avevo trovato un ottimo compromesso tra qualità ed essenzialità, ma ancora qualcosa non andava. Essenzialmente quel qualcosa era l'ottica fissa da 28mm. Di per sé è molto sensato fornire a fotocamere compatte come queste ottiche grandangolari da abbinare alle bellissime modalità snapshot (la cara vecchia iperfocale...), tuttavia io sono un fotografo da 50mm, dunque alla fine mi ritrovo sempre ad esigere le medesime atmosfere di questa focale anche se utilizzo un 28mm. In questo modo mi ritrovo una fotografia distorta, invadente, rumorosa... insomma non fa per me. Molti grandi della fotografia hanno saputo utilizzare il 28mm magistralmente, basti pensare a Salgado o a Berengo Gardin, ma loro conoscevano quella focale come le loro tasche e riuscivano ad ottenere risultati pazzeschi. 
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Tuttavia mi piaceva la compattezza, la modalità snapshot, e il fatto che con un sensore da più o meno 1,7' avevo perennemente tutto a fuoco anche a f1.9 della Ricoh GR Digital III. Incappai nelle piccole Lumix LX, furbissime fotocamere sorelle delle compatte Leica D-LUX con le quali condividono l'ottica blasonata. Memore delle soddisfazioni che mi aveva dato la Samsung EX1 con il suo spettacolare vetro Schneider-Kreuznach, decisi di provare la prima e più celebre tra le LX, ossia la Lumix LX3. Quest'ultima ha uno zoom 24-60mm, dunque utilizzato alla massima estensione avrei avuto qualcosa di simile al mio amato 50mm. Ottica Leica e sensore CCD... tutto quanto mi riportava alla M8, ma dentro di me mi ripetevo che si trattava di una compattina di 12 anni fa, e che non avrei dovuto avere pretese. Destino volle che trovai la piccola su Ebay e che riuscissi a portarla a casa per 90 euro. Mal che vada - pensai - mi è costata poco. 
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Zoom, sensorino da 1,63'', iso utilizzabili fino a 800, otturatore massimo di 1/2000 secondi, diaframma con chiusura massima a f8... insomma, stiamo parlando di una macchina del 2008, con una tecnologia di 12 anni fa... Poi la accendo. Menu essenziale ma tutt'altro che scadente. Lcd meraviglioso, quando riguardo una foto appena scattata la rivedo splendente, luminosa, una gioia per gli occhi. Velocità di scrittura raw ottima, non indecente come la Ricoh GX100, macchina dell'anno prima ma decisamente più arretrata. Questa LX3 si presenta bene, è minuscola ma solida, presenta qualche bizzarria che le dà carattere e originalità. La più evidente è la presenza sull'ottica di un selettore di formato immagine, per passare da 4:3 a 3:2 a 16:9 con un clic. Si poteva utilizzare uno spazio così importante per qualcosa di effettivamente più importante? Senz'altro. Tuttavia questa peculiarità rende le LX uniche nel loro genere, ed essendo io amante sia del formato 4:3 che 3:2 trovo questa scelta interessante.
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Faccio qualche scatto di prova. Iso fissi a 400 e gioco un po' con le focali. Sono le 19.30 e siamo in piena estate, il sole disegna ancora ombre ben evidenti e già so che una macchinetta del genere non potrà mai permettersi una gamma dinamica decente per salvare ombre e alteluci... Vabbè, mi faccio sta passeggiata ad Abano Terme e scatto frettolosamente qualche foto ai turisti. Guardo i raw a computer e... SBAM!!!
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Rimango a bocca aperta. Ma veramente questa qualità proviene da una compattina di 12 anni fa? Non è possibile, perché nemmeno la Fujifilm XF10 del 2018 ha una resa così avvolgente. La prima cosa che mi stupisce e il modo in cui ha saputo destreggiarsi alla grande tra le ombre e le alteluci. La prima delle tre foto qui sopra è stata scattata con una luce di taglio, la classica luce che ti rovina la foto. Solamente in alcuni piccoli punti le alteluci perdono dettaglio ma in modo trascurabile. Seconda cosa che mi lascia estremamente felice: finalmente posso scattare in iperfocale a 50mm!!! Il piccolo sensore da 1,63'' mi ha permesso di scattare da 2 metri all'infinito a f5.6 senza alcun problema. La foto del ragazzo in bici, scattata con un equivalente 28mm, aveva un'apertura di f2.1... Meraviglia! La terza cosa che mi ha lasciato a bocca aperta è stata la qualità dell'ottica: quest'ultima una vera Leica, in particolare un Summicron, non un accrocchio moderno da cellulare utile solo per fare marketing. Risolvenza e tridimensionalità sono eccezionali, un qualcosa che una qualsiasi ottica moderna difficilmente conoscerà. Infine quello che mi ha completamente rapito è stata la gradevolezza della grana - anche se sarebbe meglio parlare di rumore digitale - dei file a 400 iso... Mai nessuna immagine di nessuna macchina digitale mi ha fatto emozionare come quelle di questa LX3. Odio visceralmente i bianchi e neri lisci, digitali, col cielo che sembra metallo. La monocromia esige la grana esattamente come la notte esige le stelle, altrimenti perderebbe parte del suo fascino. 
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In breve trovo le impostazioni perfette per la piccola Lumix: 400 iso fissi, focale 50mm, diaframma tra 5.6 e 8 per avere tutto sempre a fuoco. Ovviamente esclusivamente raw. Una particolarità molto interessante di questa LX3 è il richiamo della focale e della distanza di messa a fuoco manuale all'accensione. In pratica se chiudo la macchina a 50mm e con distanza di messa a fuoco 2m - infinito, quando la riaccendo ritrovo esattamente le stesse impostazioni. Meraviglia. Non mi serviva altro. 
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L'indomani faccio una seconda fugace uscita. Sempre scatti di prova, niente che richieda più di 5 secondi di concentrazione. Questa volta però ho a che fare con il sole di mezzogiorno, e siamo al 12 di agosto. In pratica è come se la luce cadesse dall'alto come un pendolo infuocato. Tutto è o estremamente ombra o estremamente luce, le classiche situazioni che personalmente evito come la peste per fare uscite fotografiche. 
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Faccio qualche scatto a 28mm montando sulla Lumix il mirino ottico preso per la Ricoh con la medesima focale. Un mirino galileiano è sempre una finestra verso il mondo, ed amo scattare in questo modo. Ma il 28mm non va giù, mi obbliga ad avvicinarmi troppo al soggetto, distorce la prospettiva... non so utilizzarlo, non fa per me. Ritorno al 50mm - talvolta 60mm - e provo la macchina anche in situazioni con meno luce come per esempio nelle gallerie del Salone del Palazzo della Ragione. 
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Che dire, la resa è quella che da sempre stavo cercando. La macchina è piccola e funzionale, e una volta impostata non richiede altro. Mi permette di fotografare senza rompermi troppo le scatole. La qualità è eccezionale, a livello di resa e carattere superiore a qualsiasi fotocamera moderna che abbia mai utilizzato, e tra Leica, Nikon, Canon, Sony, Fujifilm, Ricoh, Samsung, etc... vi garantisco che ne ho utilizzate un bel po'. Quello che ritrovo è la pellicola, con la sua latitudine di posa, con la sua pregevolezza. Ritrovo l'amata Tri-x 400 esposta a 200 e sviluppata al valore nominale con l'HC-110, con la sua leggerissima e materica grana, con le sue infinite sfumature monocromatiche. Ritrovo la risolvenza e la plasticità delle ottiche Leica, così tridimensionali che ti sembra che parte del fotogramma voglia fuggire dalla foto. 
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Come al solito anche questa mia recensione non cita numeri se non per spiegare alcune scelte personali. Non offre test su tutta la scala iso con ingrandimento del 100% utili a strappare solamente enormi sbadigli. In seguito sicuramente pubblicherò qualche scatto decente, ma per questi ci vuole tempo. Con questa recensione ho solamente voluto parlare a caldo della Lumix LX3, del suo carattere, della sua personalità, del suo piccolo grande Summicron soprattutto per passare un messaggio: la qualità non sta nella tecnologia, nel monitor basculante, nel wifi, nei megapixel e negli iso oramai arrivati alle stelle. La qualità si nasconde in piccoli gioiellini come questa Lumix, talvolta un po' oscurati da concorrenti che possono contare semplicemente su un marketing più importante. Non fatevi dire dal marketing quello di cui avete bisogno per fare le vostre fotografie. Come ripeto sempre 10 megapixel e 1600 iso sono perfetti per tutto. 
2 Commenti
Eleonora
6/11/2020 16:58:39

Articolo molto interessante, complimenti. Dalla lettura traspare una forte passione che vede nel mezzo fotografico un mezzo e non un fine fotografico. Troppo spesso si scade in un feticismo sterile.
A questo punto non ci resta che conoscere un po’ di più della tua storia con la Leica M8. Sarebbe interessante avere una tua riflessione, retrospettiva a quanto pare, su questo modello spesso e ingiustamente sottovalutato.
Un caro saluto

Risposta
Emanuele Scicolone
7/11/2020 16:29:28

Ciao Eleonora, ti ringrazio per l'apprezzamento. Talvolta ci fissiamo troppo sul mezzo e troppo poco sul fine ultimo della fotografia, che appunto è scattare fotografie. Purtroppo quello della fotografia è uno degli ambienti più feticisti che io conosca, e talvolta ci casco ancora io nella torbida illusione della "macchina perfetta". Se c'è un soggetto interessante allora qualsiasi mezzo per fotografarlo potrà diventare interessante, se il soggetto è banale non esisterà mezzo che possa renderlo interessante.
Un caro saluto anche a te!

Risposta

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