La mia storia con Leica è cominciata nel 2016, quando acquistai quella che ritengo una delle migliori digitali di sempre, la Leica M8. Quest'ultima era quanto di meglio potessi sperare per il bianco e nero, superata esclusivamente dalla Leica Monochrom CCD. Ma oggi è di un'analogica che voglio parlare, la meravigliosa Leica M6, l'ultima vera Leica analogica. In realtà ci sarebbe anche la M7, che però ritengo quanto di più lontano dalla filosofia dell'azienda, si tratta difatti di un'analogica con otturatore elettronico, dunque capace di scattare meccanicamente esclusivamente ai tempi 1/60 e 1/125 di sec. No, una Leica a pellicola utilizzabile solo con la batteria non ha niente a che vedere col punto di partenza della celebre azienda, ossia la leggendaria e insuperata Leica M3. Dunque mi permetterò di dire che la M6 è di fatto l'ultima vera Leica analogica. Il famoso detto leicista "quello che non c'è non si può rompere" con la M7 non trovava consistenza. Ma parliamo della M6, una Leica di concezione più moderna rispetto alle precedenti, probabilmente la più comoda e funzionale. Io possiedo una versione nera del '86, dunque non TTL. Esteticamente mi piace di più: la rotella dei tempi difatti è più piccola e di aspetto meno moderno, non ha la posizione OFF per spegnere l'esposimetro in quanto, molto più comodamente, questo si attiva solamente facendo avanzare la pellicola con la leva di carico. Un po' come accadeva con la Leica CL. Se invece la macchina era pronta a scattare e dunque l'esposimetro attivabile, bastava riporla in borsa mettendo Posa B, in questo modo l'esposimetro veniva spento. Ho sempre odiato i tasti "OFF" nelle macchine fotografiche, mi danno un'idea di un qualcosa che si accende e si spegne, mentre per me la macchina ideale è completamente meccanica. La M6 è in pratica una M4-P con esposimetro al silicio integrato. Come quest'ultima ha il rocchetto di avvolgimento pellicola non estraibile, mirino con ingrandimento standard 0.72 con cornici per 28mm, 35mm, 50mm, 75mm, 90mm e 135mm. Una macchina adatta a qualsiasi situazione e ottica. Una macchina completa, come nessun altra mai prodotta fino a quel momento. La linea più moderna, ripresa direttamente dalla M4, la donano un taglio accattivante e discreto. Devo confessare che attira di più l'attenzione una M3 di una Nikon D5 con battery grip e ottica da 200mm. La M6 invece e discreta, nonostante l'orrendo bollino rosso che spicca in risalto, passa inosservata e si confonde tranquillamente con una macchina digitale. Volendo è inoltre possibile oscurare con del nastro adesivo nero la scritta bianca e il bollino rosso che rovinano l'estetica della macchina rendendo il fotografo che la utilizza una sorta di sandwich man pubblicitario. I punti a favore sono innumerevoli, in quanto la M6 è probabilmente la migliore macchina fotografica con esposimetro mai esistita. Resistente, affidabile, accattivante, discreta, con un'ottica nera è praticamente invisibile, con una argentata come il mio Summicron 50mm/2 Rigid con paraluce nero diventa dannatamente intrigante. C'è poco da fare. Leica ha creato dei capolavori estetici oltre che di meccanica. La M6 funziona completamente senza batterie, in quanto queste ultime servono solo per alimentare l'esposimetro, dunque non lascerà mai a piedi nessuno. È robusta, essenziale (non ha nemmeno l'inutilissimo autoscatto), figlia di una dinastia nobile che ha cambiato la storia della fotografia per sempre. Fu proprio Leica a introdurre il formato 135mm con la sua serie di macchine fotografiche a passo a vite m39. La M6 è la macchina da reportage per antonomasia, e in questa NON LA BATTE NESSUNO, nemmeno la M3 che in tutto sarebbe superiore. La M3 difatti ha un mirino da 50mm, non può montare naturalmente ottiche grandangolari ma solo normali o teleobiettivi. Ha il rocchetto per l'avvolgimento della pellicola estraibile dunque un caricamento un po' meno veloce. Ovviamente non ha l'esposimetro, sicuramente essenziale durante i ritmi serrati di un reportage. Questo non significa che con la M3 non si possa fare reportage, anzi... ma la M6 per chi usa il grandangolare, soprattutto il 28mm, è essenziale. I punti a sfavore non sono molti e soprattutto sono soggettivi. Il mirino 0.72 è perfetto per i grandangolari, dunque se si prende la M6 per abbinarci un 35mm è la macchina perfetta. Se la propria focale ideale è 50mm allora niente può superare il mirino 0.91 della M3. Ma come ho detto è un discorso soggettivo: l'ingrandimento 0.71 è considerato lo standard in tutte le Leica dalla M2 in poi. L'esposimetro integrato è per me un punto a sfavore. Sottolineo il PER ME!!! Con la M3 espongo ad occhio, aiutandomi con un Sekonic L-208, e non perdo un colpo. Col Sekonic espongo al volo dopodiché mi concentro solamente sulla composizione e su quello che sta accadendo. La media di foto esposte in modo sbagliato è di circa una decina su circa 100 rullini, ossia 3600 fotografie. In digitale si sbaglia molto ma molto ma molto di più, e a far sbagliare molte volte è l'esposimetro, il continuo aggiustare l'esposizione senza attivare il cervello ma fidandosi ciecamente dello strumento. In fotografia il fiuto è tutto. Per questo PER ME l'esposimetro integrato è un grosso svantaggio. Sempre personalmente mi trovo meglio a caricare la pellicola sulla M3, estraendo il rocchetto e accertandomi che la pellicola sia agganciata. Ma io sono un fotografo che ha trovato nella Leica M3 la macchina perfetta, dunque queste ultime considerazioni sono veramente da prendere con le pinze, nel senso che l'abitudine è tutto: abituato alla M3 mi è difficile trovarmi a mio agio con altro. Ma se un fotografo è abituato con la M6 difficilmente riuscirà a considerare altre macchine migliori e più funzionali. La Leica M6 è figlia dell'epoca moderna, dunque possiede alcuni pezzi in plastica. Pochi, ma ci sono. Il poggia-dito della leva di carico, il dischetto degli asa, il copri-batteria e qualche ingranaggio. Per chi è abituato a scattare con le Fujifilm, Le Nikon, le Canon, le Sony, etc... un'affermazione del genere può sembrare assurda: le macchine digitali odierne sono tutte plastica, con grip che si scollano, con le scritte che si scolorano. La M3 è tutta metallo, le scritte sono incise, non sa nemmeno cosa sia la plastica. La mia M3 è del '59. È tenuta meglio di qualsiasi digitale con più di 2 anni di vita. Ma le parti in plastica della M6 sono veramente minime e non pregiudicano sulla sensazione di solidità e qualità che il fotografo avverte quando la utilizza per scattare. Quello che adoro della M6 è lo scatto perfettamente "Leica style" che le digitali ovviamente hanno perso. Aggraziato, silenzioso, quasi un sussurro. Meraviglioso. Impossibile attirare l'attenzione. Si riscopre il piacere fisico del semplice scattare, un elegante atto poetico che come un diapason accorda e armonizza l'attimo presente. Tutto il meglio della fotografia è racchiuso in questa scatola magica che ferma l'attimo. Ovviamente la M6, come tutte le prime Leica, è una macchina per sussurrare la fotografia. Il flash è bandito, il suo indegno lampo di luce è lasciato a orrendi fotografi come Bruce Gilden o Eric Kim, che hanno fatto della volgarità il leitmotiv della loro brutta fotografia.
La M6 non è la M3, nessuna macchina lo sarà mai, questa è una delle poche certezze della vita. Ma è una gran macchina, una macchina essenziale, completa, funzionale, da battaglia. La mitica M6 di Ivo Saglietti è sopravvissuta a tutto ed è ancora là che scatta alla grande. CONCLUSIONE A chi consiglio una Leica M6? Ai fotografi, quelli veri, quelli vogliono fare vera fotografia, non quelli che si sentono sicuri solo col digitale sapendo che nella quantità delle migliaia di foto scattate qualcosa di decente verrà fuori di sicuro. No, quelli non sono fotografi, sono giocatori di Enalotto. Una M6 è uno strumento che si riempie dell'anima del fotografo che la utilizza, diventa un tutt'uno con le sue mani e col suo occhio. Per fare cattiva fotografia ci sono migliaia di altre macchine, non si scomoda una M6 per niente. Personalmente non amo i bollini rossi e le scritte vistose, ma con un po' di nastro adesivo nero si risolve l'unico vero difetto di una macchina fotografica che rasenta la perfezione. Ci vuole consapevolezza per utilizzare una Leica M6, bisogna capire il suo esposimetro e interpretarlo. Non è una macchina per chi si affida allo strumento, per chi dice "non occorre conoscere la luce, tanto c'è l'esposimetro". No, l'esposimetro della M6 è un riferimento, non una certezza. Il fotografo deve utilizzare la testa, e lo scatto infine sarà 99% fotografo e 1% macchina fotografica, perché così deve essere. Per chi fotografa invertendo queste proporzioni consiglio una bella digitale settata in Program, con iso automatici, con una sd bella capiente.
2 Commenti
Anindya Roy
17/4/2019 16:53:01
Hi Mr Scicolone , I am from India and love photography . I am amazed by your monochrome photos . Never thought that a wedding can look so beautiful in monochrome . I keep following your video s in YouTube.
Risposta
17/4/2019 17:07:23
Hi Roy, thank you very much for your appreciation. Monochrome is a language that allows to express differently than colors :-)
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